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SOLARIS
(SOLARIS)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 6 maggio 2003
 
di Steven Soderbergh, con George Clooney, Natascha McElhone, Jeremy Davies, Viola Davis (Stati Uniti, 2002)
 
C'è un filo doppio che lega il SOLARIS che propone oggi l'autore di SESSO, BUGIE E VIDEOTAPE in tempi di scorie dell'11 settembre, quello ormai mitico girato da Andrei Tarkovski nel 1971 e il riferimento obbligato nel genere, 2001:ODISSEA NELLO SPAZIO di Stanley Kubrick che provocò allora la risposta sovietica.

Perché i tre film segnano un tracciato nella direzione di quanto di più nobile ci propone la fantascienza. Non tanto la ricreazione fantastica di uno spazio e di un tempo futuro; quanto l'esplorazione di un mistero, di un territorio sconosciuto che è all'interno di ognuno di noi; e che astronavi e presenze aliene rimettono in questione. SOLARIS segnò un passo storico verso quel cinema metafisico ai quali tanti cineasti aspirano: con quella meravigliosa sequenza del protagonista che stringe a sé il padre, mentre la cinepresa inizia una solenne carrellata all'indietro, lasciando scoprire allo spettatore che quell'umile gesto terreno si iscrive in un oceano gassoso, a sua volta contenuto nella galassia del pianeta Solaris che ha iscritto nella propria memoria il desiderio di perdono dell'astronauta; con il tutto che finisce per perdersi nell'infinita prospettiva dell'ordine cosmico. Ma già ODISSEA NELLO SPAZIO era opera del pensatore e dello scettico che non subisce lo charme dei robot: con quel suo finale straordinario e poetico nel quale esprimeva i propri dubbi sul tecnicismo, sulla relatività delle nozioni di spazio, di tempo e di Storia.

A generazioni distanza, il discorso rimane il medesimo: l'uomo si spinge fino ai confini delle galassie, per ritrovarsi confrontato agli stessi problemi che aveva sulla terra. Il mistero dell'ignoto non risolve il problema della conoscenza: ne rinvia il riflesso. " Non vogliamo nuovo mondi, vogliamo nuovi specchi": cosi, il soggetto osservato condiziona l'osservatore, Solaris riflette la psiche degli scienziati. Sbarcando dall'astronave, lo psicologo Chris Kelvin (Gorge Clooney) scopre un gruppo in preda ad allucinazioni. Ma ritrova, materializzando i propri ricordi, fantasmi e soprattutto rimorsi, Harey (Natascha McElhone), la donna amata che aveva perso in seguito ad un suicidio.

Regista ambizioso ed eclettico (capace di passare da grosse ed abili produzioni di successo come OCEAN'S ELEVEN a giochini "autoriali" come FULL FRONTAL) Soderbergh ha girato uno dei suoi film più intimi. Senza marchingegni futuristici o effetti speciali: solo la volontà di concentrarsi sulla psiche dei personaggi (cosa alla quale Soderbergh riesce egregiamente, trattandosi di un grande direttore di attori), eliminando dallo schermo ogni altro elemento di disturbo. Melanconico ed intelligente, lucido più che commovente, sfiorato da quel volontarismo esplicativo che nemmeno i più europei dei cineasti USA riescono ad evitare, dignitoso ed originale SOLARIS è li per ricordarci quanto sia difficile conoscere il prossimo che ci sta accanto.


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